Cara inquilina del quarto piano,
in mancanza di cenere mi cospargo il capo di shampoo e porgo le mie più umili e genuflettenti scuse per l’inqualificabile comportamento tenuto stamattina sul pianerottolo. Non avrei dovuto darle della “stupida vacca rompiballe”, non fosse altro per il rispetto che nutro sin da bambino per i ruminanti. Ho esagerato, lo ammetto. In circostanze diverse sarei rimasto volentieri piantato davanti la porta di casa sua a discutere per mezz’ora filata di tutti i problemi che affliggono il condominio, problemi di certo urgentissimi e di improcrastinabile soluzione. Chi ha fatto cadere il quadro in portineria lasciando i vetri per terra senza nemmeno curarsi di pagare i danni? Chi ha scambiato lo specchio dell’ascensore per un deposito autorizzato di chewing-gum masticate? Chi ha fumato sigari cubani per le scale, lasciando quell’insopportabile olezzo di tabacco nell’aria?
Ripeto, avrei accettato volentieri di rimanere in piedi, in giacca e cravatta con 40 gradi all’ombra, senza curarmi del fatto che ero già in mostruoso ritardo nel giorno in cui il pigno-lissimo ac reverendissimo amministratore delegato francese aveva fissato la riunione alle otto in punto, a disquisire con lei dei massimi sistemi condominiali, ma si dà il caso che proprio stamattina, quando ci siamo incrociati nel suo pianerottolo e lei ha attaccato a parlarmi, ero reduce da una delle mie proverbiali “notti bianche casalinghe”.
Visto che alle otto di mattina, per sua stessa ammissione, era in piedi già da due ore abbon-danti, immagino che non sappia di cosa sto parlando. Le spiego. Sei sette volte all’anno, nei mesi estivi, solitamente ad agosto, organizzo delle fantastiche notti bianche nel mio apparta-mento. Sono meno pubblicizzate di quelle che ormai da anni allietano l’insonnia dei vampiri metropolitani, trasformando le città in giostre all’aperto. No, io non ho musei domestici da far visitare né giocolieri da esibire. Sono l’unico organizzatore e l’unico invitato.
La nottata inizia con il piacevole ascolto dell’anziana inquilina del piano di sopra che, per di-mostrare di avere effettivamente lasciato per strada qualche rotella, mi sveglia puntualmente all’una di notte gridando: “I bersaglieri! I bersaglieri!”, dopo aver sognato per l’ennesima volta la breccia di Porta Pia. A quel punto inizio l’ambita competizione agonistica che mi vede impegnato nel girarmi e rigirarmi nel letto un centinaio di volte nel tentativo disperato di trovare una posizione che mi consenta di dormire. I 45 gradi e i rumori provenienti dalla strada rendono la sfida molto più interessante. Alle due partecipo al giro turistico della mia stanza, al termine del quale consumo un bicchiere d’acqua in cucina e mi rituffo sul letto pronto a rilassarmi con una sauna gratuita. Nel bel mezzo della sauna, stremato, decido di spezzare il programma facendo una visita guidata del bagno. Nemmeno il tempo di tornare a letto che vengo stupito da un’attrazione a sorpresa (ce n’è sempre almeno una nelle mie notti bianche). Un tale che abita nel palazzo di fronte ci tiene a fare sapere a tutto il vicinato che la moglie produce zoccoli in Olanda insieme al cugino di lui, che lui ha scoperto l’attività clandestina ed è deciso a farle pubblicità in tutto il quartiere. Naturalmente, affinché la campagna pubblicitaria vada a buon fine, lo urla a squarciagola a intervalli regolari per un’ora circa, affatto parsimonioso di coloriti epiteti. Quando il moderno cantastorie abbandona il proscenio sono già le quattro. Già pregusto un po’ di riposo, ma il programma della notte bianca è pronto a stupirmi. Dopo aver perso nella gara di conteggio delle pecore, ecco iniziare l’emozionante torneo di caccia alle zanzare. Vi partecipo con accanito entusiasmo per un’ora e mezza. Poi, decido che è arrivato il momento per una seconda sauna.
A quel punto non ricordo molto. Credo di essermi fatto un sonnellino. Ricordo perfettamente, invece, il risveglio. Come gran finale, la notte bianca prevedeva musica a tutto volume con il nuovo tormentone estivo: un pezzo rap consistente nel ritmico rumore del martello pneumatico che distrugge l’asfalto della strada sottostante alle sette del mattino. Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu… senza soluzione di continuità. “Che programma di qualità! Che notte avvincente!” mi sono detto mentre barcollando raggiungevo il bagno per una seconda visita guidata. E’ stato in quel momento che mi sono accorto di non aver sentito la sveglia e di essere in fortissimo ritardo per la riunione delle otto.
E così, quando sono sceso di corsa per le scale, e l’ho vista in piedi nel pianerottolo, ad atten-dermi al varco, e lei mi ha fermato dicendomi: “Le devo parlare urgentemente!” con lo stesso tono neutro e mellifluo che ha utilizzato un’altra dozzina di volte prima di attaccare la lista dei “10 problemi condominiali di cui mi devo lamentare quotidianamente per far trascorrere il tempo della mia noiosa giornata da pensionata” l’ho liquidata in fretta e senza pietà. Come potevo sapere che voleva chiedermi di accompagnarla all’ospedale perché non si sentiva bene?
Quando sono andato a trovarla in rianimazione, il giorno dopo, mi ha guardato con un certo astio, nonostante mi sia profferto in scuse. Non ho avuto il coraggio di dirle molto. Ecco perché ho pensato di scriverle questa lettera, approfittando del fatto di trovarmi, in questo momento, nel bel mezzo della mia seconda notte bianca consecutiva. Mi piace aver inserito questa variante nel programma: scrittura di lettere ai coinquilini. Mi sa che riproporrò l’esperienza anche per le future edizioni, mettendola come appuntamento fisso tra la sauna gratuita e la caccia alle zanzare.
Suo devoto coinquilino,
3 agosto 2006
Ma che incredibile coincidenza! Io anche ho delle notti bianche in casa mia!
Partecipano i miei vicini di pianerottolo: il Galeotto e sua madre, la Megera. Secondo me anche loro sono amici della signora che ha deciso di lanciarsi nel mercato delle calzature. O sarà una concorrente?
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E’ un mercato che non conosce crisi. E non c’è quartiere che non ne sia esente. Diciamo che questi vicini hanno un compito fondamentale: ci fanno provare pietà per loro facendoci sentire, anche se solo per una notte, più fortunati. E ti pare poco!
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ora ho un po’ paura. io lettere al mio vicino, spedite o no, non ne ho mai scritte, ma non è che questo postino cieco manda anche quelle che sono state solo pensate?? No, perché la mia lettera al Galeotto comincerebbe con un poco diplomatico: “Brutto pezzo di somaro…”
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