Caro Gianfranco,
io e Marilena siamo felici di comunicarti che abbiamo trovato una soluzione geniale per guadagnare 200 euro in sole due ore. L’idea mi è venuta l’altro giorno, quando a causa del nostro trasloco mi sono ritrovato a riesumare dagli angoli più reconditi della casa oggetti di cui non ricordavo l’esistenza, ricoperti di polvere sumera. E allora mi si è accesa una lampadina. Ho preso in disparte Marilena e le ho detto: “Tesoro, vuoi partecipare con me a un esperimento antropologico?” Lei mi ha guardato storto, ma quando le ho detto che saremmo andati all’Ikea, si è accesa di un sorriso radioso.
Giunti davanti al colosso svedese, con gesto teatrale ho estratto dal mio portafoglio due banconote da 100 euro. “Ti piacerebbe vincere 200 euro?” le ho detto. “Eccole qua,” ho aggiunto sventolando le banconote davanti al suo sguardo perplesso. Lei non ha capito, e io allora le ho spiegato che, per ritrovarci tra due ore con quelle banconote in mano, non avremmo dovuto fare altro che entrare all’Ikea, girare tutti i reparti per centoventi minuti, soffermandoci su ogni tipo di oggetto da cui ci sentivamo attratti, e poi uscire, senza aver acquistato nulla. “Tu sei pazzo!” mi ha risposto. Ma, assecondando il mio stato mentale a suo dire alterato, mi ha seguito dentro il negozio.
Prima di avventurarci nel labirinto ikeano ci siamo riforniti di carta e penna. In Ikea, se non lo sai, puoi segnarti su appositi taccuini il nome e il numero degli oggetti che vuoi acquistare, per poi ritirarli in seguito nei pressi delle casse, dove pagherai il conto.
Il primo acquisto imperdibile che si è parato sul cammino di Marilena (io ero un paio di metri più indietro e non l’ho notato subito) è stato un pregiatissimo divano STOKHOLM verde menta a tre posti. Con fare conciliante, le ho subito fatto notare che il prezzo (1.199 €) era decisamente fuori portata. “Abbiamo solo 200 euro potenziali da spendere. Ricordi?” le ho detto. “E la carta di credito?” mi ha domandato. Al che le ho sequestrato la carta, spiegandole che non era compatibile con il nostro esperimento. Ha capito, e siamo andati avanti.
Dopo aver valutato e scartato la leggerissima sedia a dondolo VÄRMDÖ, l’efficientissimo tavolo con ribalte INGATORP e il morbidissimo tappeto in pelle di pecora artificiale TEJN, ci siamo fermati di fronte a una poltrona con schienale alto, immediatamente testata da Marilena. “Che dici la prendiamo? Ha un bel design, i cuscini lavabili e l’impiallacciatura di betulla!”
“A parte il fatto che non ho la minima idea di cosa sia l’impiallacciatura, a me sembrano quattro stecchetti di legno messi insieme alla meno peggio.” Lei mi ha guardato delusa, e allora le ho dato in mano il taccuino segna acquisti. “Segna pure. Poltrona NOLBYN. Euro 49,99. Ci rimangono poco più di centocinquanta euro.” Ha segnato e abbiamo proseguito, fino a quando il suo grido infantile di giubilo non ha attirato la mia attenzione. Ho seguito la direzione del suo sguardo, venendo a scoprire nei dieci secondi successivi che aveva sempre sognato di piazzare sul nostro balcone l’imprescindibile bidone con coperchio KNODD. Senza soffermarmi sul fatto che il nome mi ricordava un marchio famoso per i dadi da cucina, le ho fatto scrivere sul taccuino: Bidone Knodd. Euro 19,99.
La successiva mezz’ora è stata uno slalom tra inevitabili scrivanie BESTÅ, elegantissime tende a due veli AINA (non so dove vada l’accento, per cui non mi guardare con quegli occhi indagatori), funzionalissimi scaffali LACK, irripetibili poggiapiedi KARLSTAD e convenientissimi stendibiancheria da parete GRUNDTAL. Poi Marilena ha deciso che non potevamo più fare a meno del paralume in tessuto JARÄ. “Guarda come valorizzerebbe la cucina!” E io a risponderle: “Ma se il paralume che abbiamo da sei anni non ci ha mai dato problemi, perché dovremmo cambiarlo?” E lei a ribadire: “Perché mi sono stufata delle solite cose.” Non ho ribattuto, e le ho detto: “Scrivi. Paralume Jarä. 29,99 euro. Ci rimangono la bellezza di cento euro.” Ha scritto, e abbiamo proseguito.
Nella successiva ora abbiamo segnato sul taccuino un indispensabile appenditutto LOSJÖN (5,99 €), un immarcescibile porta tutto a sei scomparti SKUBB (8,99 €), un indefettibile attaccapanni per anta ENUDDEN (4,50 €) e un inderogabile lettino per bambole con biancheria DUKTIG (15,99 €) a cui, dopo averle fatto notare che non abbiamo bambini, è seguita la pronta risposta di Marilena: “Ma li avremo. Meglio essere pronti.” Fatti due rapidi calcoli, ci rimanevano in tasca sessantaquattro euro e cinquantasei centesimi. Il proposito di non spenderli si è infranto sulla pigra parete delle mie illusioni una trentina di metri dopo, quando ho visto l’impareggiabile lampada da lavoro ARÖD in tutto il suo splendore d’acciaio rivestito in alluminio. Non so cosa mi sia preso, ma dovevo possederla. Sembrava perfetta per la mia scrivania, così docile e malleabile da regolare, con quella luce diretta ma non eccessivamente invasiva, e l’eleganza classica e austera, ma nello stesso tempo moderna e impalpabile. Ho afferrato carta e penna e l’ho segnata: lampada Aröd. 39,99 €.
A quel punto, con sole ventiquattro euro e cinquantasette spendibili, ci siamo aggirati per i restanti reparti con circospezione e cautela. Il dramma è esploso quando siamo stati entrambi attirati dall’irresistibile cassettiera MALM, adattabilissima ai colori del nostro salotto. Costava quasi sessanta euro, e cioè circa trentacinque euro sopra il nostro budget. Se la volevamo non c’era altra scelta: bisognava sacrificare qualcuno dei precedenti acquisti. Io non volevo rinunciare alla mia Aröd e lei alla sua Jarä. E’ andata a finire che abbiamo fatto fuori in un colpo solo i peraltro inutilissimi Losjön, Skubb, Enudden e Duktig, raggranellando così la cifra sufficiente per conquistare l’ambitissima Malm.
Inebriati di gioia, abbiamo aggiornato subito il taccuino: cassettiera Malm, 59,90 €. A questo punto ci siamo diretti alla cassa consapevoli che di lì a qualche minuto, dei duecento euro nel portafoglio, ci sarebbero rimasti cinque centesimi. Dev’essere stato in qualche punto imprecisato di quei dodici metri scarsi che ci separavano dal sorriso prestampato della cassiera che un vago senso di colpa si è impossessato delle nostre deboli coscienze. Ci siamo resi conto che, probabilmente, non avevamo molta voglia di cambiare il paralume della cucina, e che la mia attuale lampada da scrivania è di gran lunga migliore di quella che stavo per acquistare, e che la poltrona con impiallacciatura di betulla non avremmo saputo dove metterla, considerato il già esiguo spazio domestico, per non parlare della balzana idea di piazzare un bidone della spazzatura in balcone e della consapevolezza che l’innamoramento da cotta adolescenziale per la cassettiera sarebbe evaporato nel tempo sufficiente alle mie mani per comprendere di essere tragicamente inadatte a montare qualsiasi oggetto terrestre delle dimensioni superiori a una palla di caucciù. In un attimo, abbiamo preso il foglietto segna acquisti e lo abbiamo trasformato in una allegra congerie di coriandoli, sentendoci immediatamente alleggeriti.
Prendendoci per mano, ci siamo messi a correre come due ragazzini verso l’ambito e quasi invalicabile trofeo: l’uscita senza acquisti. Ed è qui che, come una tardiva sirena che cerca fino all’ultimo istante di attirarti verso le sue sensuali e irresistibili forme, siamo stati attratti dall’ultima tentazione: un irrinunciabile trolley pieghevole UPPTÄCKA color albicocca marcia a soli 16,99 euro! Ti confesso che, guardando gli occhi vogliosi di Marilena, ho pensato: “Chi sono io per negarti un Upptäka? Un Upptäka non si nega a nessuno!” Poi però sono rinsavito. E’ stata dura, ma coprendoci gli occhi e recitando tre Ave Maria silenziose, siamo riusciti a resistere, uscendo da Ikea com’eravamo entrati.
A quel punto, con gesto calcolato, ho estratto dal mio portafoglio le due banconote da cento, mostrandole vittoriose a Marilena. “Hai visto tesoro? Ce l’abbiamo fatta: abbiamo guadagnato 200 euro in sole due ore!” Siamo tornati a casa felici, senza pesi superflui sulle spalle. Mi devi credere: sono soddisfazioni!
Sandro,
12 ottobre 2013
Sospetto che, almeno in un paio di casi, tu abbia attinto a piene mani alla tua esperienza personale nel descrivere alcune scene di questo post. Mi riferisco al “grido infantile di giubilo”, che segue alcune mie scoperte sensazionali di oggetti imperdibili trovati nei negozi, e che inspiegabilmente tu ritieni costose ed inutili (come fai a trovare inutile un pratico set da dodici porta-uovo in finissima porcellana dipinta a mano, in vendita per soli 38 euro?!?);
Temo, ahimé, che anche per quanto riguarda la “polvere sumera” depositata sugli oggetti, tu abbia potuto ispirarti ad alcune scene viste in casa, specie in quella stanza che da alcuni viene pietosamente definita “studio”, da altri “camera dei bambini”, mentre sappiamo bene tutti quanti che si tratta di un polveroso magazzino di scatoloni/cartelle/borse/stendini/assedastiro/libri/stereo/scaleapioli/poltroneindisuso e chi più ne ha più ne metta. Prometto che appena arrivano i mobili del salotto metto tutto in ordine, pulisco e faccio spazio. Per il prossimo set da dodici porta-uovo.
La tua Assecondatrice di Stati Mentali Alterati
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Giammai. Ogni riferimento è puramente casuale… E comunque la lettera l’ha scritta Sandro, che io non conosco personalmente. Le faccio altresì notare che ha erroneamente invertito gli aggettivi di una delle frasi iniziali. Sicuramente voleva dire: “… che segue alcune mie scoperte sensazionali di oggetti costosi e inutili trovati nei negozi, e che inspiegabilmente io ritengo imperdibili.”
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