Grand Central Hotel

La-Barnine_boite

Esimio mr. George,
non avrei mai avuto l’ardire di importunare uno dei nostri migliori ospiti con missive di bassa lega come quella che sto per spedirvi, ma le circostanze mi costringono a farlo. Come voi ben sapete è nostro precipuo compito garantire ai gentiluomini che scelgono il Grand Central Hotel come dimora provvisoria per il loro soggiorno quel trattamento sopraffino e imperiale che loro stessi si aspettano quando scelgono i nostri servizi. Mai, nei 102 anni di storia dell’Hotel che mi pregio di gestire, è accaduto che un ospite si fosse lamentato per il trattamento ricevuto, e laddove l’umana debolezza avesse incrinato l’impeccabile efficientismo dello sceltissimo personale dell’albergo, l’origine della mancanza è stata ogni volta prontamente estirpata, con il tatto e la delicatezza che hanno sempre contraddistinto il nostro operare. Ciò detto, debbo altresì confessarvi, e mi duole profondamente farlo, che nella sua gloriosa storia mai, mai e poi mai era capitato un accadimento increscioso come quello di cui voi vi siete reso impudentemente protagonista tre giorni or sono.

Trovandoci tra gentiluomini, ho evitato per il momento di coinvolgere forze dell’ordine e figure istituzionali in questa bieca vicenda, ma sono costretto ad ammonirvi, con fermezza e decisione, che non esiterò a riprendermi con tutte le mie energie ciò che avete arbitrariamente sottratto, con l’inganno, a me e al Grand Central Hotel. Come ben sapete, la mattina della vostra partenza abbiamo riscontrato che dalla camera dove avete soggiornato mancavano, in ordine sparso: un accappatoio, due asciugamani, una federa e le grucce dell’armadio. Avremmo potuto soprassedere alla sottrazione, ma ci siamo accorti che mancava anche Carolina, la cameriera che durante il vostro soggiorno si è occupata della pulizia della vostra camera. Ora, vi avrei fatto scrivere dai nostri avvocati se il rapimento avesse riguardato una qualsiasi dipendente del nostro Hotel. Ma il fatto è che la cameriera che è fuggita con voi è mia moglie!

Contrariamente a quanto potrete pensare non vi scrivo per minacciarvi di restituirmi la mia sposa. Lascerò i toni accesi e le sfide a duello ai luoghi che competono loro, i romanzi d’appendice e l’impulsività dei mediocri. Vi scrivo invece per avvisarvi della natura, come dire, alquanto volatile di Carolina. Ella è la moglie più premurosa del mondo, ma l’assidua lettura di romanzi francesi, unita a una pericolosa indole romantica, la precipitano sovente in un vortice di improvviso sentimentalismo autolesionista, che la spinge a concretizzare fantasticherie romantiche che la sua mente candida, nei momenti di quiete, si vergognerebbe perfino a pensare. Pur non avendo mai incoraggiato questa naturale tendenza, ho visto crescere negli anni la frequenza con cui mia moglie si faceva trascinare da infatuazioni fallaci per musicisti squattrinati, principi decaduti, scrittori malinconici e ogni tipo di uomo capace di accendere quella parte sopita di sé che le mostrava il nostro matrimonio come una prigione e il peggiore degli idioti come una gioiosa possibilità di fuga. Converrete con me che simili presupposti mal si addicono a un vostro eventuale convincimento di costruire con la mia donna una storia duratura ed edificante. Nel caso invece assai probabile che Carolina rappresenti per voi un’avventura transitoria, un trofeo da aggiungere alla vostra ben nota collezione, vi prego similmente di desistere dal vostro scellerato comportamento per amore, se non di lei, di quel residuo di pietà umana che sono certo alberga ancora nel vostro cuore inaridito. La poveretta non merita di essere illusa, seppur per il breve volgere di una stagione, in merito alle dolci e carezzevoli promesse di cui sicuramente vi sarete servito per attrarla tre le vostre ingannevoli braccia.

Non occorre che proceda oltre. La rispettabilità che ci contraddistingue da sempre dovrebbe bastare da sola per convincervi a restituire il mal tolto, senza che si proceda a penosi e deprecabili interventi giudiziari. Affido a questa lettera il compito di dimostrarvi la buona volontà dell’Hotel e la mia magnanimità nel concedere una via d’uscita onorevole e discreta al vostro inqualificabile comportamento. Nella certezza di una positiva risposta, vi porgo ancora, nonostante tutto, i ringraziamenti del Grand Central Hotel per averci scelto per il vostro soggiorno.

Distinti saluti,
Edouard Varane,
direttore del Grand Central Hotel
13 marzo 1925

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