Caro Gesù bambino,
scrivo a te perché siamo in estate e Babbo Natale prima di dicembre non riceve lettere. La mamma mi ha detto invece che tu ci sei sempre, e che ascolti le preghiere di ogni bambino. Ti scrivo per chiederti una cosa importante, però è una confidenza, perciò non dirla a nessuno. L’altro giorno la maestra ci ha fatto scrivere un tema che si intitolava così: “Cosa vuoi fare da grande?” Io ho guardato il foglio per più di un’ora e alla fine non ho scritto niente. La maestra mi ha rimproverata e mi ha pure messo un brutto voto. Quando la mamma è venuta a saperlo, si è messa a piangere e ha detto che era colpa sua, che è una mamma degenera (non so cosa significa ma dev’essere una brutta cosa) e che ha sbagliato tutto con me e mio fratello.
Io non volevo che succedeva tutto questo e non ho capito perché se l’è presa tanto. Io non gliel’ho detto, ma so benissimo cosa voglio fare da grande. Non l’ho scritto solo perché ho avuto paura che se qualcuno lo legge poi non si avvera. Ti confiderò un segreto: io ho capito come funziona con il lavoro. Mio papà fa l’architetto e dice che era meglio se faceva l’impiegato statale. Mia mamma fa la casalinga e dice che voleva lavorare come farmacista. Mia zia invece fa il col senter, ma voleva fare la casalinga. Il papà di Pino, il mio compagno di banco, fa l’impiegato ma voleva fare l’ingegnere. La mia vicina di casa ha la mamma che fa la giornalista ma voleva fare la fornaia. Mio nonno invece faceva il capotreno, ma ha detto tutta la vita che voleva fare il pasticcere. E mia cugina lavora come infermiera ma il suo sogno è di fare l’archeologa.
Insomma Gesù, io non sono stupida. Se qualcuno ti chiede che vuole fare un lavoro, poi finisce che ne fa un altro. Io non dico che tu hai sbagliato tutto, perché la mamma dice che non sbagli mai, e quindi tu che sai cosa è meglio per noi avrai certamente i tuoi motivi. E quindi io per sicurezza nel tema non ho scritto niente, però ora a te lo dico. Gesù, io da grande non voglio fare la cantante. Mai e poi mai. No, io voglio pulire la cacca dei pannolini. La cacca di tutti i bambini del mondo. Ci siamo capiti, Gesù? La cantante no, mi raccomando. Io voglio solo pulire la cacca. Ecco cosa voglio fare da grande.
Mirella,
10 agosto 1984
Bellissima lettera. Pensa che questa domanda adesso si può chiedere a qualsiasi disoccupato trentenne e non ai bambini. “Ed ora, cosa farai?” La pagina resterebbe bianca comunque se dovesse scriverla su un foglio oppure sarebbe accompagnata da un silenzio se si tratta di un’intervista ma, al contrario della bambina, basterebbe osservare l’ipotetico interlocutore negli occhi per scoprire la risposta. Sono occhi di un uomo disilluso, ha lo sguardo di colui che non riesce a capire il senso della sua vita. Se ne parla agli altri, questi potrebbero non capirlo, potrebbero rimproverargli di non aver cercato abbastanza, oppure gli potrebbero affibbiare l’etichetta del bamboccione. Non si capisce il senso di una condizione se non la si vive in prima persona.
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