Io non sono Charlie

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Gentile direttore,
sento l’esigenza di spiegarle le motivazioni per cui mi sono rifiutato di aderire all’iniziativa del giornale di pubblicare le foto di tutti i dipendenti con la scritta IO SONO CHARLIE. Il mio rifiuto ha le sue radici nella precedente decisione da lei assunta di ripubblicare le vignette più “forti” di Charlie Hebdo sul nostro giornale. Il concetto, a cui tutti i media sembrano aderire al momento, è: i disegnatori di Charlie sono morti in nome della libertà di stampa, quindi noi ripubblichiamo le loro vignette per ribadire il diritto di scrivere e disegnare qualsiasi cosa ci passi per la testa, diritto inviolabile garantito dalle nostre leggi democratiche.
Umilmente, e con il massimo rispetto per l’opinione altrui, mi permetto di dissentire. Tra le vignette che ha deciso di ripubblicare ce n’è una in cui Maometto torna sulla terra e viene decapitato da un terrorista, che lo accusa di essere un infedele. Precisa ed efficace, divertente e tragica. Ci illumina su una verità senza essere volgare né gratuita. Ridicolizza gli estremisti islamici senza offendere la fede dei musulmani. Avrei firmato mille volte per ripubblicare questa vignetta e difendere la libertà di disegnarne altre dello stesso tenore. Però… però si dà il caso che insieme a questa vignetta lei ha deciso di ripubblicare quella in cui viene mostrata una donna musulmana nuda con il burqa ficcato nel sedere, e quella in cui un arabo disegna un pene e viene rimproverato dal maestro che gli dice: “Blasfemo! Hai dipinto il volto di Maometto!” Ecco, con tutta la buona volontà del mondo, in queste ultime due vignette e in molte altre (alcune ancora più pesanti) non solo non trovo nulla per cui ridere, ma mi sfugge decisamente l’utilità, il senso, la bellezza. Semplicemente perché non ci sono. Al contrario, pur non essendo musulmano, provo un’istintiva reazione di disgusto, vergogna e repulsione. Un disagio che nasce senz’altro dall’educazione che ho ricevuto, improntata sul rispetto per gli altri. Un disagio che io stesso, da cattolico, ho provato quando Charlie Hebdo ha pubblicato vignette orribili con protagonisti Gesù e il Papa. Quello che voglio dire è che nella reazione istintiva alla strage di Parigi si sta mischiando tutto: i disegnatori di Charlie con i loro disegni, la libertà di stampa con la libertà di vivere, in un calderone che confonde e disorienta.

Non potete chiedermi di scrivere (come avete velatamente fatto) che i disegnatori sono morti per difendere la libertà di espressione, quasi fossero dei martiri. Sono morti perché dei pazzi fanatici li hanno uccisi barbaramente in nome di una presunta “guerra santa” che hanno deciso unilateralmente di iniziare. Punto. Non stiamo parlando di giornalisti che sotto un regime dittatoriale rischiano la vita per pubblicare la verità e farla conoscere al popolo affinché scuota la propria coscienza liberandosi dalla dittatura. Stiamo parlando di disegnatori che, in tutta libertà, hanno deciso di pubblicare vignette discutibili e offensive senza che nessuno ne sentisse l’esigenza, senza nessuna urgenza politica o sociale, ma semplicemente perché avevano la possibilità di farlo. Ecco perché mi sento in dovere di piangere per loro e non per quello che disegnavano. Sono addolorato per le loro morti e sono pronto a lottare per difendere il diritto di ogni uomo a non essere ammazzato, non il suo diritto a pubblicare vignette discutibili e offensive. Non è stata uccisa, come è stato detto, la libertà di stampa. Sono state uccise dodici persone. Persone con una storia, una famiglia, dei sogni, dei desideri… persone che respiravano, scrivevano, disegnavano, parlavano, nella libertà di chi ha ricevuto il dono della vita. E’ questa libertà che è stata attaccata. La libertà a continuare a vivere, amare, sognare, di dodici persone. E’ per loro che piango oggi, non per la libertà di espressione.

Non provi anche lei a inserirmi nell’odiosa lista di chi pensa che i disegnatori “se la siano cercata”. Io credo che non abbiano cercato proprio nulla. I terroristi non hanno ucciso per le vignette. Le vignette sono solo una scusa. Nella loro cieca determinazione a perseguire la jihad contro l’occidente troverebbero scuse anche se non ci fossero. Mi sembra chiaro che le loro azioni di morte offendano l’Islam più delle vignette, e che un’offesa non sia comparabile a una strage. E che se io offendo tua madre a parole e tu per tutta risposta mi spari la colpa non è mia ma della tua instabilità mentale. E tuttavia mi chiedo: verso quale direzione porta, in generale, l’offesa gratuita? Che sia per mezzo di vignette, articoli, canzoni o barzellette? Io credo che ci porti in una direzione diversa da quella della pace, della tolleranza e dell’amore. E credo che qualsiasi strada ci porti in direzioni diverse dalla pace, dalla tolleranza e dall’amore sia una strada sbagliata, o quanto meno discutibile. E credo che il nostro diritto ad attraversare questa strada non c’entri nulla con la necessità morale di farlo. Ecco perché, se la libera espressione di Charlie Hebdo va difesa, vanno difese le vignette che ridicolizzano il terrorismo e l’uso blasfemo della fede per giustificare le peggiori barbarie. Sulle altre vignette, ribadisco il mio dissenso.

In conclusione, vorrei ricordarle l’assioma attribuito a Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire” per soffermarmi, stavolta, sulla frase iniziale, sempre ignorata, e cioè: “Non sono d’accordo con quello che dici.” Proprio per questo, proprio perché io non avrei mai pubblicato certe vignette, ritenendolo eticamente discutibile, non mi sento di essere rappresentato da Charlie Hebdo. Non mi sento di dire “Io sono Charlie”, e non voglio essere costretto a dirlo solo perché è politicamente corretto. Se questa è la vostra linea editoriale, fate pure, ma non è la mia. Posso amare Charlie, difendere Charlie, piangere per Charlie, senza esserlo. Ed è quello che ho intenzione di fare nei miei prossimi articoli. Piango le persone morte, non i loro disegni. Scriverò in difesa della libertà di disegnare vignette, ribadendo però di non essere d’accordo col loro contenuto. E riguardo alla decisione del giornale di ripubblicarle, le chiedo ancora una volta: abbiamo il diritto di dire quello che vogliamo, ma ne abbiamo anche il dovere? In questo clima d’odio che si respira in tutto il mondo, gettare altra benzina sul fuoco offendendo tutti i musulmani moderati per vendicarci della follia degli estremisti è il modo migliore per costruire la pace? Già in settimana in Francia è stata incendiata una moschea e si sono verificati altri episodi di violenza contro la comunità musulmana. Se diamo per scontato (e mi auguro che sia così) di dover convivere pacificamente con i musulmani lottando insieme a loro contro il terrorismo jihadista, non credo sia saggio offendere la loro fede in nome della nostra libertà d’espressione. Credo che l’odio generi odio e l’amore conduca all’amore. E tutto ciò non riguarda solo gli ingenui o i sentimentali, i credenti o i predicatori, riguarda anche noi giornalisti. Noi che abbiamo la responsabilità morale di contribuire all’edificazione di un mondo con più amore e meno odio.

Io non sono Charlie. Sono Filippo. E ho il diritto di esprimerlo. Se questo le crea problemi, ha il diritto di chiedere le mie dimissioni. Però poi non mi venga a parlare di libertà di stampa. I disegnatori di Charlie sarebbero d’accordo con me. E non rendiamo loro onore pensando il contrario.

Filippo,
10 gennaio 2015

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12 risposte a Io non sono Charlie

  1. Pino Clemente ha detto:

    Qualunque porcheria disegnata non giustifica la strage! Gli ebrei…

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  2. Lyra ha detto:

    Non avrei saputo esprimere il mio pensiero con parole migliori e vi invito a leggere un’altra interessante riflessione in merito: https://lafontanadelvillaggio2.wordpress.com/2015/01/10/jesu-is-charlie/

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  3. giovanni ha detto:

    Charlie Hebdo: Chiaramente ispirati dal razzismo a 360 gradi del Talmud giudaico e le sue varie interpretazioni dei rabbini, Lo stato francese che permette l’esistenza di “satira” in nome della “Liberta”! Banda di ebrei che si illudono essere “popolo amato da dio”. Vergogna alla Francia, che permette sul suo territorio una mini-hollywood ebraica nella forma di caricaturisti antiGoyim. Ma quale dio di loro convenienza. Aveva ragione Marlon Brando.

    http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/07/Marlon_Brando_furente_Quegli_ebrei_co_0_9604074094.shtml

    Questi caricaturisti non si sono mai azzardati a ridicolarizzare la loro appartenenza etnica, religiosa e di tradizione giudaica.

    Sembra che i caricaturisti ebrei hanno veramente preferito continuare, esposti piutosto d’essere brutalmente ammazzati, invece di cambiare mestiere, di tacere. alla fine ecco che tacciono per sempre.Altri sopravissuti continuano ancora a deridere i Goyim, senza aver appreso lezione del passato. Gli e’ stata offerta di ritornare al loro paese. Forse potrebbero essere meno vulnerabili al martirio della loro “liberta” che hanno voluto ad imporre all’Europa e alla civile Cultura Occidentale.

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    • ilpostinocieco ha detto:

      Caro Giovanni, nello spirito del post che ho scritto, mi permetto di dissociarmi dal tuo intervento. Dobbiamo uscire dalla spirale di intolleranza del tutti contro tutti. Ebrei contro musulmani. Musulmani contro cristiani. Credenti contro atei. Occidentali contro orientali e via discorrendo. Ti lamenti del “razzismo giudaico” e poi spari a zero contro gli ebrei? Non finirò mai di ripeterlo: tolleranza, pace e amore sono le uniche strade percorribili. Altrimenti continueremo a commentare stragi da qui all’eternità.

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      • giovanni ha detto:

        Caro Postino, secondo me, la mentalita’ e tradizione ebraica, per millenni non ha acquisito i valori cristiani di tolleranza, perdono e amore per il prossimo. Nemeno quelli dell’illuminismo europeo e Volteriano. Il gruppo di caricaturisti Charlie e alieno a quei valori. Si accaniscono deridendo i cristiani, il Papa, il Santo Natale, la Croce e la stessa religione cristiana. Pur essendo una esigua minoranza in Europa e Francia, non hanno voluto assimilarsi e convivere in pace. Proprio nel periodo Natalizio, si sono messi a deridere il Presepe, Gesu’ bambino e la ricorrenza del Natale, celebrata dai paesi cristiani dove hanno trovato accoglienza ed ospitalita’ per secoli. Paesi che non hanno blasfemato la loro tradizione. Per loro, il Natale cristiano da’ fastidio. Al sito del Corriere della sera, parte dei disegni Charlie dove deridono il Papa, il Crocefisso, la Santa Trinita’, oltre a Maometto, prima dell’attacco:

        http://www.corriere.it/foto-gallery/esteri/15_gennaio_07/ultima-vignetta-prima-dell-attacco-vignette-contestate-92b22e76-965d-11e4-9ec2-c9b18eab1a93.shtml

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    • Anonimo ha detto:

      Caro Giovanni,
      Lei conosceva i giornalisti? Faceva parte forse dei loro amici? Conosceva la famiglia oppure ha solo letto su di loro. Prima di parlare e scrivere rifletta un attimo su quello che mette in questa pagina. I giornalisti erano atei (quelli che lei tratta di ebrei) ed alcuni anche mussulmani. Ma nel 2015 non dobbiamo fare la distinzione delle persone basandosi sulla religione. Se vuole tutto sapere questi “caricaturisti ebrei” come le chiama Lei hanno fatto una caricatura anche di un rabino ma credo che la sua mentalità da quattro soldi non le permetta di capire tutto… E devo anche precisare che erano francesi e si sentivano tali senza mischiare le loro convinzioni da atei.
      Cordiali saluti

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  4. Anonimo ha detto:

    Gentile “giornalista”

    Metto il nome giornalista tra parentesi perché non la ritengo tale. Prima di sparare a zero Le ricordo di studiare la storia del Paese, i valori, i problemi sociali, culturali, religiosi, di integrazione, di immigrazione. Prima di sparare a zero Le ricordo che se la satira la disturba anche la sua lettera disturba migliaia di persone ma visto che vive in un paese libero ha il diritto di esprimersi come anche i giornalisti che sono morti. A differenza pero’ che a lei non spara nessuno, loro sono stati uccisi con una violenza mai vista da 50 anni in Francia. Le ricordo intanto che tra le vittime c’erano delle persone che non disegnavano ma che erano nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Loro non hanno “insultato” nessuno tanto meno una religione (non disegnavano nemmeno) ma hanno perso lo stesso la vita. I poliziotti assassinati (uno senza pietà in mezzo alla strada come se fosse un cane (era un francese di religione mussulmana) e l’altra alle spalle senza averli dato la possibilità di difendersi ed il terzo con l’arma in mano cercando di difendere delle persone umane e dei valori in cui credeva). Delle persone normali che andavano a fare la spesa ma che hanno perso la vita perché erano ebrei. Con quale diritto offende la memoria di tutte queste persone? Con il diritto della libertà di espressione? Ebbene perché lei ha il diritto di esprimersi e loro non dovevano? Se tutto ciò succedeva in Italia il suo discorso sarebbe stato il contrario ma visto che non la tocca da vicino lei spara a zero su delle persone che non conosceva nemmeno ma che la libertà di espressione le dà la possibilità di farlo. Se i suoi occhi sensibili non potevano accettare delle vignette considerate “folle” non le restava altro da fare che tacere ma questa libertà di espressione che lei ne parla tanto come se fosse un esperto le ha permesso di esprimere il suo punto di vista. Concludo con una sola frase “Je suis Charlie, Io Sono Charlie”. Tutto il resto è noia!

    Cordiali saluti

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  5. Alessandro ha detto:

    Non so quale Filippo tu sia, e per quale testata tu scriva, ma sono capitato per caso a leggere questo articolo e lo condivido completamente. Complimenti per la chiarezza. Offendere e provocare, pur se legittimo, pur se legale (ammesso e non concesso), può comunque essere inopportuno. Ci sono tante cose giustamente legali ma inopportune. E della loro opportunità è giusto discutere e tentare di convincersi a vicenda. È anche questo, anzi è soprattutto questo, esercizio di libertà d’espressione.

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    • Anonimo ha detto:

      Caro Alessandro,

      Se tutto questo succedeva in Italia avrebbe parlato diversamente. Spero voi non vivete mai quello che il popolo francese ha vissuto durante le 72 ore. La mafia italiana uccide e ha ucciso da anni ma nessuno ha avuto il coraggio a parte un scrittore che ammiro tanto di raccontare tutto. La libertà di espressione è nel bene e nel male libera di fare e dire e anche provocare e se ad alcuni non piace bisogna avere l’intelligenza di accettare le cose e i fatti per come sono.
      Cordiali saluti

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      • giovanni ha detto:

        Caro Anonimo,
        Meno male che l’Inquisizione non esiste oggi giorno. Pero’, a suo tempo esisteva in Spagna ed in altri paesi. In Spagna, per schivarla, sia gli ebrei che i mussulmani si erano, in parte convertiti al cristianesimo, pur mantenendo le loro persuasioni ancestrali. Venivano chiamati “Marranos” per evitare persecuzioni e morte; (vedi Wikipedia):
        http://it.wikipedia.org/wiki/Marrano
        Ai nostri tempi, questi disegnatori si servono di una specie di mimitizzazione dichiarandosi Atei:

        Si, daccordo, non sono ebrei, ne’ mussulmani, ne’ cristiani, ne’ vogliono scoprirsi come tali. Oltretutto pubblicamente sono “atei francesi”. Doppia mimetizzazione.
        A quanto so, la Francia e’ una repubblica di fede Cristiana.

        Si sono messi nel mestiere di rendere ridicolo tutte le altre religioni. Si, hanno ridicolizzato un rabbino. (potevano ripeterlo ad nauseam anche ad altri rabbini meritevoli, umoristicamente s’intende. Ne avrebbero avuto una miriade di personalita’ da caricatura). Limitandosi ad un rabbino, puo darsi significa non dare l’impressione di essere ant-cristiani o anti-islamisti o ant Goyim. Nota quanti disegni osceni hanno divulgato sul Santo Padre, Il Santo Natale, i religiosi cristiani.
        Certo caro Anonimo, se Lei si professa Ateo, nessuno al mondo ha il diritto di criticare il suo convincimento: nel medesimo tempo pero’, se Lei si mette, (ipoteticamente) pur essendo consapevole delle eventuali consequenze gia’ sperimentate di un tale atteggiamento espresso in larga scala, denigrano altre diverse persuasioni religiose dalla Sua, qualcuno potrebbe prenderla come un profeta a pieno titolo. Io la vedo cosi’ riguardo i collaboratori di Charlie. Come sappiamo, se si professano atei, se la tengono in segreto tra loro stessi. Diverse religioni hanno causato la morte dei loro profeti. E forse saggio avventurarsi aggiungndone altri?
        Mi sembra che i Charlie non abbiano trovato alta occupazione per “guadagnarsi da vivere onestamente ed essere famosi”.
        Si presume che, come francesi, sono stati educati nelle scuole di una Francia nota universalmente per la sua cultura, l’illuminismo, l’arte, la scienza, la filosofia, la storia da far invidiare parecchi paesi del mondo. Certo che i Charlie, se dovessero fare degli insegnanti ed educatori, richiederebbero una sana ed estesa rieducazione.
        Pace e bene!

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      • Anonimo ha detto:

        Caro Giovanni,
        La Francia è un paese laico. Si informi bene prima di scrivere che fino ad ora ci sono tanti bla bla bla ma nessun argomento che tiene. Je suis Charlie e se la vostra mentalità è così limitata da non fare la differenza tra satira e blasfemia allora non ho nient’altro da aggiungere. Non posso combattere da solo contro l’ignoranza. Pace su questa Terra piena di odio ed incomprensioni. Che i morti siano giudicati per i loro “peccati”. Credevo che questo era il ruolo di Dio

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