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Al ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin

Gentile Ministro,
apprendo con disappunto che, a seguito di una lettera di proteste di alcuni registi italiani, ha ritirato l’encomiabile proposta di legge che prevedeva il divieto di fumare nei film e nelle serie televisive.
L’interdizione, che sarebbe scattata nel caso di sigarette accese in un numero eccessivo di scene, sarebbe chiaramente stata un disincentivo ai giovani, abituati a identificarsi in personaggi carismatici dalla sigaretta facile. Ho trovato assurdo pertanto che il mondo dello spettacolo abbia sollevato inaudite proteste, “ritenendo inaccettabile questa norma, che pure rientra in una stretta di interventi legittimi per limitare i danni del fumo in spazi fisici pubblici”. D’altra parte l’illustre Umberto Veronesi si era detto indignato perché l’uso del fumo è liberamente promosso, in modo occulto, nel cinema, attraverso l’immagine affascinante del fumatore (citando a esempio negativo l’Humphrey Bogart di “Casablanca”).

Io invece voglio esternarle tutta la mia solidarietà. Vietare di fumare a personaggi di finzione è solo un primo passo, ma io le chiederei di andare oltre. Seguendo il ragionamento per cui scrittori, sceneggiatori e registi dovrebbero non rappresentare più le vite di personaggi che fumano, in modo da evitare qualsiasi tipo di emulazione o identificazione nei giovani, perché non osare di più? Io proporrei di vietare l’utilizzo delle droghe nelle scene dei film. Se il fumo fa male, la droga certo non è un toccasana. Quindi perché vedere al cinema un personaggio che non fuma ma si fa di cocaina dalla mattina alla sera? Niente fumo e niente droga, dico io. Certo, non vedremo più film sui narcotrafficanti, si dimezzeranno i film sulla mafia e sulla camorra, e nessun regista potrà mai girare un film che denunci l’abuso di droghe da parte dei giovani (immagini le realistiche scene in discoteca in cui il pusher di turno spaccia temibili caramelle di gomma agli ingenui liceali).

Eliminata la droga io eliminerei anche l’alcol. Niente alcol nei film, dico io. Il marinaio depresso di ritorno da un viaggio in Antartide affogherà i suoi dispiaceri in un analcolico, mentre gli universitari in viaggio di istruzione si ubriacheranno con la Pepsi. Chiaramente va da sé che tutti i comportamenti negativi andrebbero attenuati. Se i fumatori non fumano, gli alcolisti non bevono e i drogati si fanno di caramelle, allora ne conseguirà che: i violenti non picchiano, danno carezze sostenute… gli stupratori non stuprano, mandano baci a distanza… i disonesti non rubano, chiedono in prestito… gli assassini non uccidono se non nei videogame… anzi no, nemmeno lì, perché per non trasmettere il messaggio negativo della dipendenza videoludica nessun ragazzino giocherà più ai videogame nei film. Inoltre non vedremo più personaggi dediti a gioco d’azzardo, truffe, suicidi di massa e ogni azione potenzialmente disturbante per le giovani menti sedute in sala o davanti al divano.

Sa che le dico? Facciamo prima ad abolire il cinema. Sì, proprio così. Se il cinema vuole rappresentare la vita, e la vita è fatta di fumatori, alcolisti, drogati, truffatori… o cambiamo il nostro modo di vivere o aboliamo il cinema. E’ più semplice la seconda, no?
Però c’è un problema. E’ un fatto assolutamente personale, ma mi sento in dovere di riferirglielo. Vede, io ho imparato a stare alla larga dalle droghe vedendo film in cui chi si drogava finiva steso in una bara a vent’anni dopo atroci sofferenze… ho capito che preferivo non finire ubriaco dopo aver visto film in cui chi si ubriacava finiva col perdere dignità, denti e reputazione… e nonostante abbia visto centinaia di film in cui si fumava, ho acceso una sola sigaretta in vita mia, pentendomene dopo cinque secondi.

Come la mettiamo? Forse, dopo tutto, non sono così d’accordo con lei. Scusi se mi contraddico, è che sono un essere umano. A proposito, che ne direbbe di una norma che vieta di rappresentare al cinema personaggi contraddittori? Se la presentasse mi sentirei molto sollevato.

Con rispetto,
Girolamo Taldini
18 gennaio 2015

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