Attraversamento pedonale con semaforo. Tipologie romane.

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Gentile dott. Gentiloni,
le riporto di seguito i dati richiesti dalla sua società, elaborati nel corso di n. 16 appostamenti negli orari e nei luoghi concordati previo accordo.

Attraversamento pedonale con semaforo. Tipologie romane:

I KAMIKAZE: Attraversano col rosso anche se un Suv è in arrivo sulla corsia a 90 all’ora.

I TRASGRESSORI CAUTI: Attraversano col rosso solo dopo aver valutato l’assenza di Suv in arrivo sulla corsia a 90 all’ora.

I FINTI AUDACI: Danno l’impressione di voler attraversare col rosso, ma lo fanno solo all’ultimo secondo, un attimo prima che scatti il verde.

GLI SPAVALDI PENTITI: Balzano in avanti per attraversare col rosso, ma se ne pentono un attimo dopo tornando sui loro passi.

GLI INDECISI: Anime in pena. Il loro sguardo inquieto fa la spola tra il semaforo pedonale e quello delle auto. Guardano a destra e a sinistra. Fanno un timido passo in avanti e due indietro. Controllano l’orologio. E alla fine rimangono dove sono fino al verde liberatorio.

I GIALLISTI: Attraversano solo col giallo, dando l’impressione di provare un sottile godimento nell’innescare un implacabile meccanismo di suspence in chi li osserva: riusciranno a passare dall’altra parte prima che il semaforo diventi rosso?

GLI INTEGERRIMI: Per loro il rosso e il giallo sono la stessa cosa. Attraversano solo col verde, lanciando severe occhiate di disapprovazione ai trasgressori che anticipano abusivamente l’attraversamento.

I VECCHIETTI: Attraversare quando ne hanno necessità è per loro un diritto sancito dalla costituzione. Che il semaforo sia rosso, giallo, verde o violetto non ha alcuna importanza. Attraversano senza guardare imprecando contro gli automobilisti che rischiano di metterli sotto. La lentezza esasperante è una loro prerogativa. Molto spesso quando il semaforo diventa rosso loro sono ancora in mezzo alla carreggiata. Il fatto che il verde duri pochi secondi non aiuta.

Allego alla lettera foto in sequenza di ognuna delle tipologie sopra indicate. Mi auguro di aver svolto un buon lavoro. Nell’attesa di un suo gentile riscontro, le porgo i più cordiali saluti.

Vincenzo Orbetello
23 ottobre 1999

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